La Storia

Raiano, in provincia dell’Aquila, sorge al margine occidentale della fertile Valle
Peligna, a 390 metri di altitudine, sulla parte destra della valle scavata dal fiume
Aterno. Dista appena 3 chilometri da Corfinio, l’antica Corfinium italica e meno di 20
da Sulmona, la patria di Ovidio, il centro più importante della zona.
Originariamente Raiano sorgeva sulla cima del Castellone (j’ Castijjucce) prima
dell’anno 872.
Le prime notizie sicure su Raiano, che si ricavano dai documenti, risalgono appunto a
quell’anno; esse perciò riguardano la storia del paese come feudo di questo o quel
signore.
Sembra che alla fine del secolo X, nel nostro paese soggiornassero, sia pur per breve
tempo, due imperatori: Ottone I e Ottone III. Nel 1047 il paese figurava tra i castelli
che l’imperatore Enrico III confermava in possesso all’abbazia di San Giovanni in
Venere.
È certo che intorno a questo periodo Raiano dovette essere un centro di non scarso
interesse, a causa della sua posizione allo sbocco nella Valle Peligna della via Valeria,
se gli atlanti storici, per quell’epoca, registrano per l’Abruzzo solo i centri di Raianum,
Sulmo, Valva, Avezzanum, Pectoranum, Teate, Aternum Piscaria e qualche altro.
Nel 1154 era padrone di Raiano Roberto di Bassavilla, conte di Loretello, il quale,
poiché fu dichiarato ribelle, fu sostituito nella signoria da Gilberto conte di Gravina,
dal 1162 al 1168. Ma l’anno seguente il paese tornò sotto il Bassavilla. Questi, però,
probabilmente, non lo mantenne neanche per un anno.
Agli inizi del secolo XIII risulta che erano signori del feudo Matteo e Bernardo di
Raiano, al quale ultimo successero i figli. Tuttavia, secondo Benedetto Croce pare che
nello stesso periodo la metà di Raiano fosse in possesso degli Equino anche se i
documenti parlano di un Raimondo di Braida, che nel 1294 era dominus Castri Raiani; di
Filippa, contessa di Celano che possedette il paese (1302) e di un Carlo di Raiano
dominus Castri Raiani et Bussi (1319).
Si tratta di un periodo molto intricato e denso di lotte tra feudatari contendenti; il
paese risentì di questa situazione, tanto che nel 1308 i cittadini subirono violenti
saccheggi ed uccisioni da parte di Raimondo di Sangro. Segue un periodo di notizie
scarse e confuse ma una maggiore chiarezza comincia ad aversi dopo che il feudo
passò ai Cantelmo. Raiano appartenne a questi ultimi fino alla seconda metà del secolo
decimo sesto, quando fu acquistato dai Sangro; nel 1715 Raiano fu venduto a pubblico
incanto ad istanza dei creditori e fu acquistato da Francesco Recupito, che prese il
titolo di marchese di Raiano; e i Recupito furono gli ultimi feudatari.
Sin dalla sua origine Raiano ha registrato un crescente sviluppo fino ai giorni
nostri; e ciò malgrado le crisi di diversa natura e i conseguenti spopolamenti che hanno
interessato nel corso dei secoli tutta l’area meridionale. A questa sua espansione
contribuì, fin dai tempi antichi, la sua posizione di sbocco del vecchio tracciato della
Via Valeria nella Valle Peligna, cioè l’attuale Via di Goriano che, incrociandosi col nuovo
tratto della Tiburtina, forma il cosiddetto “Giro della Ciambella”.
All’infuori di questo antico tracciato viario, il paese comunicava con la Valle Subequana
attraverso le Gole di San Venanzio e, fin dai tempi remoti, tramite la viuzza scavata a
fianco del canale Corfinio ed altri sentieri non proprio agevoli che però
rappresentavano una insostituibile scorciatoia.
A conclusione, dobbiamo ricordare che l’intero tratto della Tiburtina-Valeria
coincideva col tracciato di una via molto più antica, legata all’economia agropastorale
della regione: il Tratturo, ancora leggibile in tutta la sua ampiezza a est e ad ovest del
paese. Si tratta della via dei pastori che dai monti scendevano con le loro mandrie a
svernare nelle regioni più calde.