Il sodalizio è nato per diffondere la cultura della prevenzione sismica e realizzare un modello di «mitigazione del rischio», che renda più sicuro il Centro Abruzzo e riqualifichi la sua immagine.
E, diapositiva dopo diapositiva, è stato ribadito nei vari interventi che la vulnerabilità del territorio peligno è piuttosto alta, così come il suo grado di sismicità. Ma se non si possono prevedere i terremoti con certezza, sicuro è che in una zona sismica 1 (come Sulmona) bisogna saperci convivere. «Qui c'è una sismicità storica incompleta» ha detto Marzocchi, coordinatore del Nuovo progetto S2, sulla pericolosità sismica della conca peligna, «ma sappiamo che i terremoti ci sono sempre stati e sempre ci saranno. In passato anche di magnitudo 10. Per questo la mappa della pericolosità di un territorio serve a dettare le norme agli ingegneri per costruire le vostre case sicure».
Cala il gelo in sala e l'impressione è di essere indietro anni luce. Il professor Konstantino Demartinos del Politecnico di Milano azzarda una proiezione sulle perdite umane e urbane. «Su 3.454 edifici presi in esame, 1.228 in cemento armato e 2.226 in muratura» rivela «i danni maggiori si registrerebbero in centro storico e nella parte nord (vicino la villa comunale), dove ci sono case antiche, col 25% di edifici inagibili in muratura (il 10 per quelli in cemento), l'11% sarebbe sfollato e il 7% con vittime o feriti».
«La metà degli edifici italiani non è a norma sismica», rincara Mauro Dolce, del Dipartimento di Protezione civile, «bisognerebbe punire chi costruisce male».
«Basta con la roulette, facciamo girare la ruota della prevenzione», ha detto Carlo Fontana, fra i promotori dell'iniziativa, assieme a Giuseppe Consorte, che ha aggiunto: «Le risorse ci sono, potremmo reperirne, fra fondi europei, nazionali e regionali, circa 30 milioni».
I Comitati ambientalisti hanno distribuito volantini e ribadito il rischio sismico del metanodotto Snam. In sala sindaci e amministratori di Sulmona, Pratola, Cansano, Raiano e Prezza.
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