POMIGLIANO D'ARCO - C’è chi avrebbe tanto da recriminare. Da protestare contro un lavoro a singhiozzi, la cassa integrazione, lo stabilimento che rischia di chiudere, il piano industriale che non si fa. La paura di non arrivare a fine mese. C’è chi potrebbe barricarsi dietro il proprio “guaio”, la fabbrica che chiude e le 800 euro al mese, e dimenticare quelli degli altri. Giuseppe Di Tullio non è certamente fra questi. Lui è un cassintegrato del “Vico” di Pomigliano ed un delegato sindacale dell’Ugl in prima fila nelle problematiche faccende della fabbrica, ed ha deciso di partire volontario per l’Abruzzo disastrato. Per ragioni di cuore e di sangue. Questa settimana è stato a casa a riposo, il riposo forzato della cassa integrazione. Lo sarà fino al 20. Poi lavorerà fino al 25. E di nuovo in cassa integrazione fino all’11 maggio. Ma non rimugina sulla precarietà del suo mondo. E lui, che fino all’altro ieri rappresentava con i suoi colleghi “l’emergenza” italiana, ora parte verso la “nuova” emergenza, quella che ha distrutto parte dell’Abruzzo, lì dove vive parte della sua famiglia. Parte stamattina. E racconta: “ In Abruzzo ci sono mio padre e mia madre. Sono anziani, vivono a Raiano, vicino Sulmona. Mio padre faceva l’operaio là, hanno conosciuto quelle terre, se ne sono innamorati ed hanno deciso di restare. Ora in quella terra hanno paura. Poco fa li ho chiamati, c’è stata un’altra forte scossa (alle 20,30 circa di ieri n.d.a.), sono scappati, erano choccati. Ma poi si sono tranquillizzati, il loro paesino è a 50 chilometri da L’Aquila. Sono preoccupato perché papà soffre di cuore, devo andare”. Giuseppe Di Tullio partirà per capire come stanno, se hanno bisogno di lui, ma poi si sposterà a L’Aquila: “ Faccio parte di una associazione di volontariato che ha la sede a Somma Vesuviana (l’ Aeop), ma anche in Abruzzo. I volontari di Somma credo partiranno venerdì, io parto domani (oggi per chi legge n.d.a.)”. La sua famiglia, la moglie ed i figli, cercano di farlo desistere: “ Hanno paura, hanno sentito della nuova scossa e non vogliono che parta. Ma io sento di doverlo fare. Voglio assicurarmi che i miei genitori stiano bene, poi voglio aiutare quella gente, voglio portare il mio contributo. Sarà perché avevo il nonno nella protezione civile della Sardegna, ce l’avrò nel sangue”. Un cassintegrato di Pomigliano che parte per l’Abruzzo ad aiutare gli sfollati, è una bella storia da raccontare: “ Non so, forse per i giornalisti è una bella storia da raccontare. Per me è cuore e sangue che mi chiamano in Abruzzo. E poi non credo di essere l’unico cassintegrato che abbia deciso di partire. Qualche collega ha contattato delle associazioni e chissà, magari partiranno altri operai di Pomigliano..”. Vite “in emergenza” che ne soccorreranno altre. |
1 commento:
Bell'articolo, commovente. Ma ho scritto soprattutto per complimentarmi con il prof Fucinese per il suo sfiziosissimo vocabolario che mi pare davvero ben fatto.
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