RAIANO - Nonostante la crisi, era stata l’unica azienda a presentare l’anno scorso, probabilmente sulla spinta delle agevolazioni legate alla zonizzazione dell’87.3C, un nuovo piano industriale, con tanto di rinnovo dello stabilimento e dei macchinari, per mantenere i livelli occupazionali.
Ora, invece, la Cramica Saba, azienda raianese produttrice di piastrelle, dopo la decisione a gennaio di mettere in cassa integrazione i dipendenti, è stata posta in liquidazione volontaria dalla proprietà, che fa capo al Gruppo Gresmalt Spa di Sassuolo (Modena).
È stata la stessa azienda ad annunciare la notizia, attraverso una lettera inviata ai lavoratori.
I sindacati, quindi, cercano di correre ai ripari.
Roberto Di Pardo, della segreteria Ulcem-Uil di Sulmona, dopo le inascoltate richieste dei mesi scorsi è tornato a rilanciare la necessità di un coordinamento ministeriale, per individuare possibili soluzioni industriali.
“Ad oggi registriamo il disinteresse delle proprietà – scrive Di Pardo – le perplessità aumentano poi rispetto alla situazione economica dell’azienda. Nell’ultimo incontro in Provincia del 19 marzo scorso è emersa una situazione debitoria più grave di quella conosciuta dai sindacati, con esposizioni presso istituti di credito e fornitori.
Dopo la notizia della messa in liquidazione volontaria avviata il 13 marzo – continua Di Pardo – ci siamo rivolti allo studio legale di Gabriele Silvestri e Fabio Liberatore, per verificare il corretto ed integrale rispetto delle condizioni previste nell’accordo dell’otto gennaio scorso, siglato in Provincia”.
L'accordo, firmato dopo una giornata di lunghe trattative solo dalle Rsu, prevede la mobilità con un incentivo all’esodo di settemila e quattrocento euro per ogni dipendente, dopo aver fatto un unico anno di cassa integrazione anticipata non rinnovabile per i circa 90 dipendenti (quasi tutti giovani).
Era previsto nel verbale siglato a gennaio anche l'impegno da parte della proprietà di continuare a lavorare per la creazione di una nuova società e la ripresa della produzione, qualora si verifichino le condizioni adatte.
“Chiediamo – conclude Di Pardo – l’erogazione dell’incentivo all’esodo e del tfr. Per il primo la liquidazione allunga i tempi; per il secondo dovrebbe intervenire il fondo di garanzia dell’Inps”.
Intanto, la Uilcem Uil ha organizzato per il 10 luglio alle 17, nella sede del sindacato, un’assemblea coi lavoratori iscritti e non, per fare il punto della situazione. Federica Pantano
fonte (www.rete5.tv)
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